In qualità di rappresentante dell’Associazione nazionale Adelina Graziani, della quale sono vice presidente, e come Consigliera Comunale della Città di Chieri da molti anni mi occupo di sanità e sociale in questo territorio, nello specifico, e più in generale nell’area metropolitana di Torino e del Piemonte.
Mi batto per i diritti dei malati, degli utenti dei servizi socio assistenziali, dei pazienti ricoverati nelle strutture.
Il futuro della medicina deve passare per un miglioramento ed un potenziamento dell’assistenza a domicilio.
Riducendo il più possibile il periodo di ospedalizzazione o ricovero in struttura.
Per farlo, materialmente, si devono potenziare soprattutto i servizi di telemedicina e la rete della medicina territoriale, quella dei medici e delle cliniche, delle strutture sanitarie in genere e anche l’integrazione con l’aspetto sociale e psicologico dell’assistenza all’individuo.
La persona che si accosta ad un esame, ad una visita, se non necessario per altri motivi, dovrebbe venire visitato a casa senza che sia lui ad avvicinarsi al servizio ma viceversa.
Inoltre il medico o la struttura deve già essere in possesso di tutta la storia socio-sanitaria di quella persona, con un data base accessibile, leggibile e condivisibile da tutti gli operatori socio-sanitari.
Ma soprattutto deve cambiare il paradigma dell’assistenza ad un utente/paziente.
Continuiamo ad assistere ad un approccio alla persona vista come un soggetto da sfruttare economicamente, sia per un business privato sanitario o peggio, nel suo risvolto pubblico, da scaricare il prima possibile dalla gestione a causa del “costo”.
Questo non è più tollerabile.
La persona ha diritti, la persona prima di essere utente, paziente, degente, merita rispetto.
Non può essere abbandonata su una barella per giorni in un corridoio del Pronto Soccorso, non può attendere un esame essenziale un anno, non può essere abbandonato in una RSA privo di attenzione, legato ad un letto.
Se vogliamo andare verso una maggiore domiciliarità, questa non deve diventare né sfruttamento economico e neppure abbandono.
Non deve diventare la “scusa” per lasciare ad altri, famigliari, privati (per chi se lo può permettere), il dovere dello Stato di prendersi cura della salute del cittadino.
Amministratore unico, Consulente del Lavoro dal 1991, laureata in Scienze dell’Educazione, e impegnata continuamente per il bene della sua città e dei cittadini.